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P R E S E N T A Z I O N E

Finalmente, dopo tanto tempo, ho l'opportunità di presentarvi una breve autobiografia.

Alcuni miei abitanti e qualche forestiero mi hanno già descritto per farmi conoscere ai loro amici, ma io mi sono accorto che spesso hanno messo in evidenza soltanto i miei lati negativi, che, per la veri, sono pochi.

Mi chiamo Casalbore e sono un paese con poco più di 2.000 abitanti.
Appartengo alla famiglia degli Irpini, ma sono circondato da gente di stirpe sannita, dalla quale anch'io discendo.

Sono abbastanza esteso come territorio e, poiché sono adagiato sulle pendici di un monte, i miei piedi si bagnano in un fiume e la mia testa sta tra le nuvole.

Ho una capigliatura molto folta, di colore verde, formata da antichi e nuovi boschi, anche se nella parte superiore del mio cranio permangono i segni di una incurabile calvizie.

Sono molto vecchio e sul mio corpo sono evidenti le ferite causatemi dai terremoti del 1930, del 1962 e del 198O, ma ho saputo riprendere un aspetto giovane e moderno, dotandomi di nuovi quartieri e di strade ampie.

I miei figli, sia quelli che abitano ancora con me, sia quelli che hanno dovuto cercare fortuna altrove, sono dei lavoratori seri ed abili, pronti a prendere iniziative in ogni settore e forti nel
contrastare le avversità.

Il mio vicino più vicino è Buonalbergo, un grande rivale; con lui, nonostante i vincoli di parentela, non sono andato mai d’accordo anzi abbiamo sempre cercato di superarci a vicenda, sia nelle attività economiche che in quelle sportive e culturali.

Montecalvo, Ariano, Greci e Savignano, miei cugini, mi guardano dall'alto in basso, ma io, scusate l'immodestia, non ho niente da invidiargli: sono più affascinante, ho più classe e, forse, sono
anche più ricco.

Non per vantarmi, ma posseggo molti tesori da mostrare.

Innanzitutto, la mia splendida Torre normanna, sentinella tra il Sannio e la Puglia, che ha resistito indenne a guerre e a terremoti, ma non all'oltraggio degli uomini, che l'hanno decapitata e ingabbiata in una selva di travi.

Le piazze e i vicoli del mio centro storico, dove tanti miei amati figli hanno fatto risuonare i loro passi, ora frettolosi ora stanchi.
Le mie vecchie case di pietra, con gli archi di pietra: una pietra sull'altra, tante gocce di sudore che hanno offerto riparo e tepore ai miei poveri cari di ieri.

La grotta di San Michele, ta di lunghi pellegrinaggi nel passato e ancora oggi simbolo della religiosità dei miei abitanti insieme alla chiesetta di Santa Maria dei Bossi.

E ancora, le strade e i ponti romani, i reperti di tombe sannitiche e longobarde, il tratturo, la cascata, le cento dissetanti fontane disseminate sul mio territorio.

Non vivo, pe, solo di ricordi; anzi il mio sguardo è sempre più teso verso il futuro. Lo testimoniano le mie nuove piazze, le mie nuove chiese, i miei viali, le vetrine dei negozi, gli impianti sportivi, le industrie.

 Il mio carattere tollerante, la mia versatilità, il mio spiccato senso dell'umorismo, la mia generosità, mi consentono di essere con tutti così come mi vogliono e di dare a ciascuno ciò che più desidera:
albe gelide e tramonti arrossati, soli di fuoco e cu
muli di neve, cieli tersi e nembi infuriati, vènti d'ogni sorta e placide quieti, boschi segreti e aperte campagne, trilli d'uccelli e spari di fucili, rombi di motori e calpestii di foglie, chicchi di grandine e lacrime di stelle.

Durante l'estate mi faccio più bello, mi vesto di luci, m'infioro di fuochi per accogliere i figliuoli emigrati e i turisti vogliosi di musica e di divertimenti.

A tutti, i miei abitanti fanno trovare molte specialità alimentari:
salsicce e sopressate, prosciutti e capicolli, tagliatelle, strenghe e cicatielli, polenta, turcinielli, taralli, piscuotti e picciulatielli.

Molti hanno già avuto modo di apprezzare la mia ospitalità.

A chi ancora non mi conosce, rivolgo un invito:

"Armati di binocolo e di macchina fotografica e attraversami tutto. Osserverai scorci di paesaggi stupendi, fisserai brividi di luce sulle case e sui monumenti. Ma, soprattutto, farai un pieno d'aria, d'aria pura.

Vieni, ti accoglierò con amore, perché io sono un piccolo grande paese".