PRESENTAZIONE  LATITUDINE E LONGITUDINE GEOLOGIA CLIMA IDROGRAFIA FAUNA FLORA

POPOLAZIONE CENSIMENTO 1981 SETTORE PRIMARIO SETTORE SECONDARIO  SETTORE TERZIARIO

 

 

CAPITOLO OTTAVO

LA POPOLAZIONE NEL CENSIMENTO DEL 1981

Il 25 ottobre 1981 si svolse il 12° Censimento generale della popolazione. In quella occasione, come accade ogni dieci anni, i miei abitanti furono contati con precisione e passati al setaccio: di ciascuno di loro vennero rilevati il sesso, l'età, il grado di istruzione, l'attività lavorativa, il nucleo familiare, l'abitazione occupata, ecc. I dati raccolti, pubblicati dall'Istat (Istituto Centrale di Statistica) nel 1984, mi mettono a nudo e consentono di conoscere profondamente il mio tessuto sociale.

Nelle pagine seguenti tutte le cifre sono state visualizzate con tabelle e areogrammi per renderle più comprensibili. Qui ora mi soffermo soltanto sulle più rappresentative o indicative di un particolare fenomeno.

Nella tabella n.3, per esempio, si rileva una differenza percentuale elevata tra il numero dei vedovi e quello delle vedove. Quali le cause? La principale è da ricercare senz'altro in una maggiore longevità delle donne, confermata oltre che dal tasso di mortalità anche dalla tabella n.4, che per l'età da 60 anni in poi dà un totale di 195 maschi contro ben 247 femmine. Poi bisogna tener presente che mentre ci sono casi di vedovi che si risposano, ciò accade soltanto eccezionalmente per le vedove. E ancora, è opinione diffusa e confermata dai fatti che una donna riesce meglio a sopportare la vedovanza e a rimanere a lungo in questa condizione.

I celibi, invece, superano le nubili e ciò manifesta la più decisa tendenza delle donne ad unirsi in matrimonio.

Dalla divisione della popolazione in classi di età, si nota che gli anziani, da 60 anni in poi, rappresentano un quinto del totale, mentre i giovani, dai 15 ai 29 anni, raggiungono una quota un po' più alta. La classe d'età più rappresentata è quella dei giovanissimi, soprattutto maschi, dai 15 ai 19 anni. Si tratta di energie fresche che, se non mi abbandoneranno, potranno contribuire enormemente al mio sviluppo.


GRADO DI ISTRUZIONE - Qual è il rapporto dei miei figli con la cultura? Le cifre non sono entusiasmanti. Anzi. Basti pensare che all' uno per cento di laureati, due terzi dei quali sono maschi, corrisponde il 17 per cento di analfabeti, dei quali le donne sono circa i due terzi. La maggior parte degli analfabeti ha un'età superiore ai 55 anni.

Elevatissimo è il numero di coloro che non posseggono nessun titolo di studio, più di un terzo sul totale della popolazione, e tra quelli provvisti di titolo più della metà hanno conseguito soltanto la licenza elementare.

Dall'esame dei dati viene confermata la sperequazione, molto rilevante nel passato ma ancora oggi esistente, tra maschi e femmine per quanto riguarda il grado di istruzione.

La scuola dell'obbligo ha fatto scomparire la distinzione dei sessi relativa al raggiungimento della licenza elementare e di quella media, ma nella frequenza degli istituti superiori c'è ancora una prevalenza dei maschi. Questa situazione è comunque destinata a modificarsi nel futuro prossimo, perché ogni anno che passa sono sempre più numerose le ragazze che continuano gli studi presso gli istituti di Benevento.


POPOLAZIONE ATTIVA E NON ATTIVA - (Tavola n.6)

Ed ora andiamo a scoprire quanti miei cittadini lavorano e quanti no, che tipo di attività svolgono e con quale qualifica.

I Casalboresi effettivamente occupati sono poco più di un terzo, il 36 per cento, mentre più della metà, il 57 per cento, risultano non attivi.

I disoccupati ammontano al 3 per cento della popolazione totale e i giovani in cerca di prima occupazione al 4 per cento. Coloro che cercano un lavoro sono in totale 141.
Il quadro non
è consolante. Per ogni persona che lavora ce ne sono due inattive; ogni lavoratore deve dividere il suo reddito con altri due individui che non producono reddito alcuno.

Le percentuali relative ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione evidenziano una situazione diffusa in tutta la nazione e in particolare nelle regioni meridionali.

A lavorare sono in maggioranza gli uomini, il 61 per cento, ma nel totale della popolazione attiva le donne raggiungono una percentuale abbastanza significativa del 39 per cento. La differenza tra maschi e femmine appare assai più marcata quando li si distingue in attivi e non attivi. Mentre i maschi non attivi rappresentano il I2 per cento, le donne nella stessa condizione raggiungono il 44 per cento in più. Se si considera, quindi, soltanto la popolazione attiva, si può affermare che le donne che lavorano sono parecchie, se si guarda, invece, il totale della popolazione femminile, allora ci si accorge che quelle occupate sono poco più di un terzo.


RAMO DI ATTIVITÀ ECONOMICA (Tavola n.7)

L'agricoltura è il settore che conta il maggior numero di addetti; essa è, quindi,la principale attività lavorativa dei miei abitanti. Ciò non vuol dire, però, che essa sia anche la più importante attività economica. Al contrario. Come regola generale, quando più è alta la percentuale degli addetti nel settore agricolo, e qui è altissima (41 per cento), più è basso il reddito prodotto. Poiché mancano dei dati precisi sulla redditività, si può credere che la stessa cosa si verifichi qui da me, tenendo anche conto delle particolari condizioni del terreno, del frazionamento della proprietà, del tipo di colture praticate e dello scarso numero di mezzi utilizzati.

Sono 336 coloro che svolgono l'attività agricola e, diversamente da quanto vedremo per gli altri settori, il numero degli uomini e delle donne si differenzia di pochissimo. Mariti e mogli sono ancora affiancati nel lavoro dei campi.

Nell'industria e nei servizi gli uomini, invece, prevalgono nettamente. Nel settore secondario i lavoratori sono 263 (192 maschi e 71 donne). La maggior parte degli uomini lavora nell'edilizia; le donne sono quasi tutte operaie di una industria di abbigliamento. Il settore industriale si colloca al secondo posto per numero di addetti, ma quasi certamente è al primo per quanto riguarda il reddito prodotto.

Il settore terziario, quello detto dei Servizi e che comprende le attività commerciali, i trasporti, il credito, la pubblica amministrazione, ecc., è meno sviluppato di quanto potrebbe sembrare, anche se dal 1981 ad oggi c'è stato un incremento dell'imprenditorialità in questo ramo.

Gli addetti in totale sono 231, 147 maschi e 84 femmine, e la maggior parte è costituita da impiegati nella pubblica amministrazione. Poco più di un'ottantina svolgono attività commerciali e,i rimanenti, 46, si occupano di trasporti, di credito, di assicurazioni, di noleggio di macchine e di prestazione di servizi alle imprese.

Stando alle cifre, viviamo ancora in una civiltà contadina che si avvia a divenire industriale, mentre in quasi tutta la nazione il settore dei servizi è quello più avanzato.

Potrà anche accadere che passeremo da una società preindustriale a quella post-industriale senza avere pienamente vissuto l'importante fase intermedia.

POSIZIONE NELLA PROFESSIONE (Tavola n.08 ) -

Gli imprenditori e i liberi professionisti sono pochissimi, soltanto il 3 per cento della popolazione attiva, e più della metà sono impegnati nel settore dei servizi. I lavoratori dipendenti, presenti più nell' industria che negli altri due settori, raggiungono il 52 per cento dell'intera forza lavoro. I lavoratori autonomi e i coadiuvanti sono numerosi nel settore agricolo.

Da una parte troviamo, dunque, gli agricoltori che da soli o con l'aiuto dei propri familiari continuano a lavorare il "fazzoletto" di terra, dall'altra coloro che sono riusciti a conquistarsi il "posto", come dipendenti pubblici o privati, e da tale loro condizione si ritengono completamente appagati. E' presente, ma in maniera limitata, la figura dell'imprenditore, che è la categoria che più di ogni altra è in grado di contribuire allo sviluppo economico della mia terra.


POPOLAZIONE NON ATTIVA (Tavola n.08 ) -

Messi da parte i minori di 14 anni, 401, che sono al di sotto del minimo d'e consentito per il lavoro salariato, le casalinghe, 196, e gli studenti, 125, contiamo circa 500 pensionati, un quarto della popolazione totale. Ricordando che gli anziani da 60 anni in poi sono un quinto degli abitanti, è possibile affermare che un centinaio di persone si sono ritirate dal lavoro per invalidità o per altri motivi prima dell'età fissata per il pensionamento.

FAMIGLIE RESIDENTI (Tabelle n.09 e IO ) -

Nel 1981 i miei abitanti risultano raggruppati in 742 famiglie, la maggior parte delle quali è composta da coniugi con figli. Le famiglie formate soltanto da due persone rappresentano un quarto del totale. Abbastanza alte sono anche le percentuali relative alle famiglie con uno, con tre o con quattro componenti.
D
a cinque membri in poi si scende a cifre sempre più basse. Soltanto il 17 per cento delle famiglie annovera cinque o più membri.

Le estese famiglie patriarcali di non molti anni addietro sono state sostituite da nuclei che si vanno sempre più restringendo.

Un dato piuttosto allarmante, se corrisponde veramente al vero, è quello relativo alle persone che vivono da sole o che non fanno parte di un gruppo familiare : sono 160, ben il 24 per cento.


ABITAZIONI (Tabelle n.11/16) -

Dove e come vivono i miei cittadini lo possiamo scoprire con l'ausilio della tavola n.11. 624 abitazioni, con una media di 3,8 stanze per ciascuna di esse, sono occupate da 706 famiglie, con un totale di 2.030 componenti. In ogni abitazione vivono in media 3,3 persone e ognuna di esse ha a disposizione una stanza.

Trentasei famiglie, con 96 componenti, abitano in alloggi temporanei, come baracche, container, roulotte, negozi.

C'è fame di case qui da me, eppure ben 227 abitazioni risultano non occupate; e non si tratta soltanto di ruderi, come subito si è portati a pensare, infatti 37 di esse sono state costruite dopo il 1971. La tabella n.I3 spiega i motivi per cui il 27 per cento delle abitazioni rimangono inutilizzate o utilizzate parzialmente.

Delle case abitate (Tab.n.I2) più della metà sono state realizzate nel corso degli ultimi venti anni e soltanto 109 prima della fine della seconda guerra mondiale. Nel periodo post-bellico fino al terremoto del '62 sono sorte solamente 79 nuove abitazioni.

Le scosse sismiche più che distruggere, hanno costruito.

Tutte le abitazioni occupate sono fornite dei servizi essenziali; sono state censite soltanto 16 abitazioni sprovviste di acqua potabile e di gabinetto e 22 prive di elettricità. Il 29 per cento di esse, però, non è dotato di bagno (vasca o doccia) e poche, 81, fruiscono di un impianto fisso per il riscaldamento. In tutte le altre case si fa uso del camino o di stufe a cherosene, a gas ed elettriche.

Le abitazioni appartengono in maggioranza a singoli proprietari; le rimanenti, quelle che formano il rione Gescal e le ex Ina lungo il Viale Europa, all'Istituto Autonomo Case Popolari. Il 71 per cento delle abitazioni sono occupate direttamente dai proprietari, il restante 29 per cento è dato in affitto.