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Una poesia al giorno

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12 ottobre 2007

Giovanni Pascoli, Primi poemetti

I
Non li ricordi più, dunque, i mattini
meravigliosi? Nuvole a' nostri occhi,
rosee di peschi, bianche di susini,

parvero: un'aria pendula di fiocchi,
o bianchi o rosa, o l'uno e l'altro: meli,
floridi peri, gracili albicocchi.

Tale quell'orto ci apparì tra i veli
del nostro pianto, e tenne in sé riflessa
per giorni un'improvvisa alba dei cieli.

Era , sai, la speranza e la promessa,
quella; ma l'ape da' suoi bugni uscita
pasceva già l'illusione; ond'essa

fa, come io faccio, il miele di sua vita.

 

9 ottobre 2007

Pablo Neruda

Chino sulle sere lancio le mie reti tristi
nei tuoi occhi oceanici.

Lì si tende e arde nella pira più alta
la mia solitudine che annaspa come un naufrago.

Lancio rossi segnali oltre i tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla sponda di un faro.

Sorvegli solo le tenebre, femmina distante e mia,
dal tuo sguardo talora emerge la costa dello spavento.

Chino sulle sere, getto le mie reti tristi
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.

Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che splendono come la mia anima quando ti amo.

La notte galoppa sulla sua cavalla ombrosa
sparpagliando spighe azzurre sul campo.

 

 

5 ottobre 2007

Eugenio Montale, Mediterraneo

Noi non sappiamo quale sortiremo
domani, oscuro o lieto;
forse il nostro cammino
a non tócche radure ci addurrà
dove mormori eterna l'acqua di giovinezza;
o sarà forse un discendere
fino al vallo estremo,
nel buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora terre straniere
forse ci accoglieranno: smarriremo
la memoria del sole, dalla mente
ci cadrà il tintinnare delle rime.
Oh la favola onde s'esprime
la nostra vita, repente
si cangerà nella cupa storia che non si racconta!
Pur di una cosa ci affidi,
padre, e questa è: che un poco del tuo dono
sia passato per sempre nelle sillabe
che rechiamo con noi, api ronzanti.
Lontani andremo e serberemo un'eco
della tua voce, come si ricorda
del sole l'erba grigia
nelle corti scurite, tra le case.
E un giorno queste parole senza rumore
che teco educammo nutrite
di stanchezze e di silenzi,
parranno a un fraterno cuore
sapide di sale greco.

 

4 ottobre 2007

San Francesco d'Assisi

LAUDES CREATURARUM

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'onore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se confano,
et nullu omo ène dignu te mentovare.


Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual'è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te Altissimo, porta significazione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stella:
in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'acqua,
la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale enallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu omo vivente pò scappare:
guai a cquelli che morrano ne le peccata mortali;
beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et rengratiate
et serviateli cum grande umilitate.

 

   

11 ottobre 2007

Nazim Hikmet

LE API SONO GROSSE GOCCE DI MIELE

Le api sono grosse gocce di miele.
Le api portano le pergole al sole.
Le api son venute volando via dalla mia giovinezza.
Anche queste mele vengono di là
queste mele pesanti.
E questa strada di polvere dorata
e questi sassi bianchi in riva al fiume
e la mia fede nei canti
e il fatto che io non invidi nessuno
e anche questa giornata senza nubi viene di là
questa giornata azzurra
e questo mare che sta disteso nudo e caldissimo
e questa nostalgia
 e i denti luminosi di questa bocca dalle labbra carnose
son venute al villaggio caucasico tra le zampette delle api
come grosse gocce di miele
dalla mia giovinezza.
Dalla mia giovinezza che io ho lasciata non so dove
e di cui non mi sono potuto saziare.

 

10 ottobre 2007

Kostandinos Kavafis

I SAGGI CIÒ CHE SI AVVICINA

Gli dei conoscono il futuro, gli uomini ciò che accade,
i saggi ciò che si avvicina.

Filostrato, Vita di Apollonio di Tirana


Gli uomini conoscono ciò che accade.
Il futuro lo conoscono gli dei,
assoluti e unici detentori di ogni luce.
Del futuro i saggi vedono
ciò che si avvicina. L'udito,

in ore di studi profondi, a volte
è scosso. Il segreto clamore
dei fatti che si avvicinano giunge loro.
E lo ascoltano con devozione. Fuori, invece,
sulla strada, il popolo non sente nulla.