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QUANNO SE VATTEVA LO GRAODINIO1

La sagra del "mazzariello"2 una volta si svolgeva così.

Un carro tirato da una coppia di buoi scaricava un gran mucchio di pannocchie davanti al Baraccone3. Un gruppetto di uomini e di donne sparpagliavano le pannocchie sul selciato e le spogliavano dei "mustacchi"4 e degli "sfuogghi"5, i quali, una volta secchi, andavano a riempire qualche materasso.

Due uomini si armavano di "vaveddre" ("vaviddri")6, due bastoni di diversa lunghezza uniti da una striscia di cuoio, e si sistemavano l’uno di fronte all’altro, come se dovessero dar vita ad un duello. Ad un segnale convenuto, uno dei due uomini, agitando l’asta che impugnava con entrambe le mani, faceva roteare il bastone più corto e poi con forza lo batteva sulle pannocchie. Quando il bastone dell’uno era in alto, l’altro sferrava il suo colpo.

I rossi grani del mais si staccavano dai torsoli bianch"La trebbiatura" di Fatima Padrevitai, che come "piusi"7 volavano da una parte e dall’altra.

Il combattimento degli uomini andava avanti per molto tempo, mentre le donne e i bambini facevano cadere dai torsoli quei chicchi, che vi erano rimasti attaccati, tenendo ferma la pannocchia con la sinistra e premendovi la destra con un movimento rotatorio. I grani venivano poi ventilati con la pala, liberati da tutte le scorie con il "farnale"8 e stesi ad asciugare con il "rataviello"9.

A noi ragazzi interessava poco la destinazione successiva di quei chicchi dalla punta morbida e bianchiccia: allora la polenta e la pizza "de granone" non erano pietanze di lusso.

La nostra attenzione era rivolta, invece, al mucchio di "stuppoli"10, catasta di bombe a mano pronte ad esplodere. Come presi da un raptus, ingenui ragazzi uniti da vincoli di amicizia sempiterna, ci trasformavamo in avversari irriducibili, decisi a darci la morte. E gli "stuppoli" andavano e venivano – a volte ti raggiungeva una vera cascata – e siccome il campo di battaglia non era delimitato, si trovavano proiettili dappertutto e tutta la gente del paese veniva a sapere che "a Portanova s’era vattuto lo graodinio".

Quando la nostra furia si era scatenata del tutto, se sopravvissuti, passavamo ad un gioco non più violento, ma assai pericoloso: il tiro al bersaglio.

Infilando nella parte più grossa del torsolo una o due penne di gallina e nella punta uno spillo, ci costruivamo delle freccette, che lanciavamo contro qualche porta, preferibilmente una di quelle con il "tozzolaturo"11 a forma di triangolo, all’interno del quale i più bravi riuscivano a piazzare il loro tiro. Allora tutte le case del paese erano abitate e, quindi, il nostro gioco durava poco, fino a quando sull’uscio, al posto del "tozzolaturo", appariva il viso incollerito di una vecchietta e la mano armata di "stuppolo" si fermava appena in tempo.

 

1.Quanno se vatteva lo graodinio: Quando il mais si trebbiava a mano
2.mazzariello: pannocchia di mais
3.Barraccone: mercatino coperto nella piazza Garibaldi di Buonalbergo (Benevento)
4.mustacchi: baffi, filamenti  sulla punta della spiga del granturco
5.sfuogghi: brattee, foglie che ricoprono il frutto del mais
6.vaveddre: correggiato, strumento usato per la trebbiatura a mano dei cereali.
7.piusi: bastoncini di legno appuntiti da entrambi i lati che si facevano volare lontano colpendoli con una mazza quando si giocava "a mazza e piuso"
8.farnale
: vaglio
9.rataviello: strumento con un lungo manico a cui era attaccata una piccola mezzaluna di legno, usato per smuovere grano e mais
10.stuppoli: torsoli
11.tozzolaturo: batacchio, battiporta

 

"Barraccone"

 

vaveddre e chiantaturo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

porta con batacchio, toppa e "jattarulo"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"tozzolaturo" e "pertuso de la chiave"