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MARCULICCHIO

A

 questo gioco partecipavano di solito parecchi ragazzi che davano fondo a tutte le loro energie.

Si tirava il “tocco” (=si faceva la conta) e chi usciva andava “sotto”, cioè si sistemava in modo tale da dare agli altri giocatori la possibilità di scavalcarlo. Si piegava, quindi, afferrando con le mani le caviglie, fletteva appena le ginocchia e spingeva il capo quanto più possibile verso il petto per evitare che fosse colpito.

Il primo degli altri giocatori saltava il compagno che stava “sotto” poggiandogli le mani sulla schiena e divaricando le gambe. Dopo il salto, si sistemava anch’egli in modo da poter essere scavalcato. E uno di seguito all’altro, tutti si trasformavano da “saltatori” in “cavallette”, con un ritmo frenetico, che veniva interrotto di tanto in tanto quando qualcuno di quelli che stavano “sotto” veniva trascinato a terra da un saltatore maldestro, o si buscava un calcio sulla testa, oppure “sconocchiava” (=piegava le gambe) sotto il peso del grassone di turno.