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CAVALLO LUONGO

Q

uesto gioco era animato da accese liti fra i componenti delle due squadre perché i punti sui quali discutere erano parecchi: si litigava sulla posizione che dovevano assumere i “cavalli”; sul modo di saltare dei “cavalieri”; sulla durata delle “cavalcate”; per stabilire se era stato il “cavallo” a cedere o il “cavaliere” a scivolare; e così via.

Il “cavallo luongo” era formato da una squadra di tre o più ragazzi, massimo sei, che si disponevano curvati uno dietro l’altro infilando la testa fra le gambe del compagno che li precedeva. Il capo del primo della fila era sostenuto con le mani da un ragazzo, appoggiato con le spalle ad un muro, che faceva da “mamma” e guidava il gioco.

I componenti dell’altra squadra, formata dallo stesso numero di giocatori, dovevano saltare uno dietro l’altro e mantenersi a cavalcioni sulla schiena di un avversario. Quando tutti avevano effettuato il loro salto, assumendo una posizione corretta e senza toccare il suolo con i piedi, la “mamma” ordinava: “Scarica la botta!”, e i “cavalieri” discendevano e si preparavano per una nuova “cavalcata”.

Quelli che stavano sotto, i “cavalli”, vincevano quando qualcuno dei “cavalieri”, facendo un salto maldestro, cadeva a terra, oppure sfiorava il suolo con un piede, o, peggio ancora, non lasciava spazio ai compagni che lo seguivano.